La sicurezza dell’ortocheratologia
Da diversi anni anche sul mercato italiano si è sviluppato un crescente interesse nei confronti dell’ortocheratologia notturna, disciplina utile per correggere la miopia e controllare la progressione miopica. Ma quanto è sicura l’ortocheratologia?
La necessità di un chiarimento
Per rispondere a questa domanda non possiamo non principiare ricordando come la comunità scientifica – intendendo per tale soprattutto i professionisti dell’Eye Care – si stia lungamente interrogando sugli equilibri tra i rischi e i benefici che l’ortocheratologia notturna può rappresentare se proposta in giovane età.
Si tratta di un dibattito doveroso: l’esigenza di tutti, dai professionisti del settore agli utenti finali, è infatti quella di disporre certezza e coerenza sull’efficacia e sulla sicurezza di questa pratica correttiva della miopia, praticata mediante l’applicazione di speciali lenti a contatto rigide che si indossano la notte prima di coricarsi e si rimuovono la mattina al risveglio. Il risultato di questa applicazione è la possibilità di vedere bene per tutta la giornata senza ricorrere ad altre lenti a contatto o a occhiali da vista.
Ma è davvero così miracolosa e pratica l’ortocheratologia?
Per fornire una risposta a tale quesito non si può che fornire un riscontro scientifico attingendo dalla letteratura scientifica, unica fonte affidabile per disporre di analisi e conoscenze dimostrate e dimostrabili.
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Lo studio giapponese
Tra le più note osservazioni nel settore citiamo sicuramente quella condotta da cinque ricercatori Giapponesi (Hiraoka T., Sekine Y., Okamoto F., Mihashi T., Oshika T.) e pubblicat sulla rivista “Ophthalmic & Phisiological Optics” dal titolo: “Safety and efficacy following 10-years of overnight orthokeratology for myopia control”.
L’obiettivo della ricerca è stato quello di
confrontare i tassi di progressione della miopia e l’incidenza di eventi avversi tra portatori di lenti per ortocheratologia (ortho-k) e i portatori di lenti a contatto morbide, per un periodo di 10 anni in pazienti in età scolare (≤ 16 anni di età).
Per quanto concerne il gruppo di controllo, sono stati esaminati i pazienti che hanno iniziato a utilizzare lenti a contatto morbide per la correzione della miopia e hanno poi proseguito nel loro utilizzo per successivi 10 anni. Per costoro sono stati rilevati dati clinici, ed eventi avversi nel periodo in esame. La progressione miopica è stata stimata calcolando la somma dei "cambiamenti del potere correttivo della lente a contatto durante i 10 anni" e degli "errori di refrazione residui alla visita finale a 10 anni". Entrambi tali dati sono poi stati messi a confronto tra i due gruppi.
Un altro aspetto che deve essere evidenziato con particolare enfasi ed entusiasmo è quello relativo al confronto del tasso d’incidenza di eventi avversi tra i due gruppi nel periodo di studio.
Ciò premesso, la progressione miopica stimata nel periodo di 10 anni rilevata nei due diversi gruppi “ortocheratologia” e “lenti a contatto morbide” è stata rispettivamente pari a -1.26 ± 0.98 (ortho-k) e -1.79 ± 1.24 (lenti morbide) giorni. La progressione miopica più bassa è stata trovata nel gruppo di pazienti sottoposti ad ortocheratologia rispetto al gruppo di portatori di lenti a contatto morbide a tutte le età esaminate nella ricerca (p = 0,003 a p = 0,049) tranne a 16 anni (p = 0,41).
Se questo dato risulta essere particolarmente interessante, lo è ancora di più il fatto che nel confronto tra i due gruppi non sarebbe stata rilevata alcuna differenza significativa nel numero di eventi avversi riscontrati tra i gruppi ortho-k (119) e lenti a contatto morbide (103) (p = 0,72).
Conclusioni
Sulla base di quanto sopra è dunque lecito affermare che, sulle basi del lavoro di ricerca che abbiamo accennato,
l’uso delle lenti a contatto per ortocheratologia si è rilevato sicuro ed efficace nel lungo termine per la riduzione della progressione della miopia in età scolare.
Naturalmente, non possiamo non rammentare come l’efficacia desiderata dipenda da una serie di fattori che dovranno essere attentamente condivisi con l’utente, come l’addestramento di quest’ultimo sulla corretta manutenzione, gestione e applicazione delle lenti a contatto, il mantenimento di un’elevata cura dell’igiene personale compressi gli annessi oculari (igiene palpebrale), il rispetto degli appuntamenti e delle sessioni di follow-up e, in ultimo, ma non meno importante, il tempestivo intervento da parte dello specialista in caso di segni o sintomi anomali, come dolori, bruciori, occhio rosso, fotofobia, lacrimazione intensa.
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